News17/10/2022

Il Codice della Crisi

Il Codice della Crisi

Uno strumento per la diagnosi precoce delle imprese”. Al via la quarta edizione del convegno nazionale promosso da Odcec Bergamo, ‘Governance, Controlli e Responsabilità nell’Impresa in crisi’

 

Si è chiusa la prima giornata del convegno “Governance, Controlli e Responsabilità nell’Impresa in crisi”, l’evento nazionale organizzato dall’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo e in programma venerdì 14 e sabato 15 ottobre. Giunto alla quarta edizione, il convegno ha riunito nella prima giornata ben 470 ospiti e 26 relatori provenienti da tutta Italia all’interno dello splendido Teatro Donizetti di Bergamo. Al centro un tema: la figura del commercialista con il suo ruolo di doveri e responsabilità nei confronti delle aziende in difficoltà.

Il convegno si inserisce in un quadro di transizione normativa che mette al centro proprio la figura del dottore commercialista. Dopo un iter lunghissimo infatti è entrato in vigore, lo scorso 15 luglio, il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza con il quale è stata abbandonata la precedente Legge fallimentare.

Una normativa attesa da anni, che permetterà finalmente al commercialista di poter intervenire con maggiore tempestività per tutelare l’azienda. “La nuova legge – spiega il Presidente di Odcec Bergamo Francesco Geneletti – non ha implicazioni solo di natura terminologica, di fatto eliminando dal linguaggio l’espressione ‘fallimento’ e sostituendola con ‘liquidazione giudiziaria’, ma apporta innovazioni concrete. Si passa infatti da una precedente situazione statica, che privilegiava il creditore, a una dinamica e alla cosiddetta ‘continuità aziendale’ per salvaguardare l’azienda. Questo significa puntare su una diagnosi anticipata della condizione dell’impresa, di modo che consulenti e commercialisti siano preparati a portare l’impresa stessa fuori dal momento di crisi. L’obiettivo – prosegue Geneletti – è non disperdere il know how dei professionisti e prevenire questioni sociali. Pensiamo se dovesse chiudere un’azienda, specialmente di piccole o medie dimensioni come nella bergamasca: sarebbe una bomba sociale”.

Il numero di procedure liquidatorie nella bergamasca dell’anno in corso è in lieve decrescita rispetto a quello del 2021 (239 finora le istanze del 2022 contro le 330 dal 1 gennaio al 14 ottobre 2021), ma il dato è presumibilmente spiegato proprio con il momento di transizione tra la Legge fallimentare e il nuovo Codice della Crisi. A ribadirlo è Cesare De Sapia, Presidente del Tribunale di Bergamo, che spiega le difficoltà che la nuova normativa aggiunge a chi opera all’interno dei tribunali. “Ringrazio l’Ordine per questa grande opportunità, che arriva in un momento di passaggio e che ci crea difficoltà nell’abbandonare la vecchia Legge fallimentare per portarci a una realtà diversa, il Codice della Crisi, in cui i nostri giudici si troveranno a dover applicare strumenti e categorie nuovi e inesplorati. L’attenzione dovrà essere sui ruoli e sulle responsabilità degli organi sociali delle imprese. Ed è fondamentale, perché solo dalla consapevolezza dei compiti e degli obblighi sarà possibile predisporre le nuove regole che dovranno essere applicate”.

Prima l’emergenza Covid-19, poi la crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina che ha comportato rincari e costi triplicati per le imprese. Molte delle quali, specialmente le PMI, si trovano in ginocchio. La Dottoressa Laura De Simone, Presidente di Sezione del Tribunale di Bergamo, analizza la situazione generale e quella bergamasca. “I settori più colpiti sono in particolare quelli dell’edilizia e della ristorazione con i loro comparti e, per quanto riguarda nello specifico il territorio bergamasco, anche le piccole realtà collegate all’indotto aeroportuale, che dopo la pandemia verosimilmente non sono riuscite a riprendersi”.

A portare la voce delle aziende è stata Giovanna Ricuperati, Presidente di Confindustria Bergamo. “Tra i commercialisti e Confindustria c’è un legame evidente, per la ragione che il commercialista è il primo confessore delle imprese. E allora è necessario che tra imprese e commercialisti ci sia un legame proficuo e profondo che non sia solo di natura tecnica ma prima di tutto umana, perché su questo si basano gli scenari futuri”. I ritardi nell’entrata in vigore del Codice della Crisi, afferma Ricuperati, non ha certo aiutato gli imprenditori: “I tempi sono stati infiniti. Questa è una mancanza del nostro sistema politico al quale rivolgiamo un appello, un grido, affinché i tempi di riforme strutturali come questa siano sempre più veloci. Il nuovo Codice è uno strumento fondamentale per svecchiare l’approccio della Legge fallimentare. La continuità d’impresa infatti è pregiudicata dall’insolvenza e la nuova normativa permette alle imprese di elaborare le proprie strategie. Credo – continua Ricuperati – che la continuità si traduca nella sostenibilità, nel fatto di essere continuamente attenti al futuro per essere in grado di programmare la propria azienda”. In un contesto d’incertezza, la figura del commercialista si innesta quindi come la chiave per la salvaguardia dell’impresa. “La nuova normativa impone nuove responsabilità e impegni per le imprese ma soprattutto per i commercialisti, che si prendono carico di queste problematiche andando ad allargare il campo delle loro attività: un lavoro di progettualità e di strategia che richiede anche un nuovo e appassionante lavoro. In questo momento – conclude la Presidente di Confindustria Bergamo – abbiamo bisogno di imprenditori lucidi, ai quali non si deve togliere l’intuito, che è un grande talento, ma che è da moderare con una buona dose d’informazione e di professionisti con cui confrontarci. Insieme si può cogliere il progetto dell’impresa e farsene carico con la consapevolezza che la continuità d’impresa è un obiettivo, ma ancora di più lo è l’aumento di valore che è il vero strumento di sviluppo del territorio”.

Il nuovo Codice della Crisi e dell’Insolvenza dà quindi maggiori doveri e responsabilità ai commercialisti. In questo contesto diventa ancora più importante, in ultima analisi, la formazione professionale. A ribadirlo è la Presidente del Comitato Scientifico di Odcec Bergamo Simona Bonomelli: “Siamo fermamente convinti che la formazione sia sempre un’occasione di scambio che arricchisce sia a livello professionale sia a livello umano. Non è un caso infatti che una delle frasi scelte per identificare questa edizione del convegno sia una citazione di Nelson Mandela sull’importanza della conoscenza: ‘L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo’”.

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