Salute e benessere11/05/2022

La riforma della Sanità in Lombardia: i problemi restano

La riforma della Sanità in Lombardia: i problemi restano

SANITÀ, SCANDELLA (PD): “LA RIFORMA È STATA MODIFICATA, MA I PROBLEMI DEI LOMBARDI RESTANO TUTTI”

 “Dopo sei mesi dall’approvazione, la riforma della sanità lombarda ha dovuto essere corretta da un nuovo voto in Aula e non su aspetti secondari, ma per modifiche sostanziali”.  Così inizia il comunicato di Jacopo Scandella (PD) che prosegue: “Senza queste modifiche, chieste espressamente dal Governo, la riforma sarebbe stata impugnata e rimandata al giudizio della Corte costituzionale. Tuttavia, i problemi dei lombardi, come la mancanza di medici, i pronto soccorso intasati e le liste d’attesa lunghissime, anche con questa nuova versione non vengono affrontati e risolti. Tante parole e tante promesse, ma i problemi rimangono tali e quali. L’impressione è che si tratti solo di una grande finzione per non cambiare nulla e non toccare interessi consolidati: basta pensare alle numerose inaugurazioni di Case della Comunità che, al momento, sono solo gusci vuoti e non offrono i servizi previsti dalla normativa nazionale. La Lombardia vuole i soldi dello Stato e dell’Europa, ma per continuare a farsi gli affari propri”.

Così il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella ha commentato l’approvazione in Consiglio regionale delle correzioni alla riforma della sanità lombarda del novembre scorso, all’interno della “legge di revisione normativa ordinamentale 2022”. Correzioni che sono state rese necessarie dalla richiesta del Governo di armonizzare la riforma Fontana-Moratti con le norme nazionali, in particolar modo sulla nomina dei direttori generali, per la quale viene ridotta la discrezionalità della giunta regionale, sul rapporto con la sanità privata e sulle funzioni delle ATS.

“Come gruppo Pd abbiamo presentato diversi ordini del giorno, quasi tutti respinti dalla maggioranza, per evidenziare i gravi errori della legge – spiega Scandella -: dal pessimo funzionamento dei pronto soccorso ai criteri di acquisto delle prestazioni dai privati accreditati, al ruolo dei sindaci che dovrebbero essere coinvolti nella programmazione della sanità territoriale”.

“Per non parlare della carenza dei medici di base, solo in provincia di Bergamo ne mancano 100mila e spesso anche la compilazione di una ricetta può diventare un dramma – sottolinea Scandella – il medico di base è la porta d’ingresso per i servizi del sistema sanitario e la sua mancanza è una questione che merita la priorità assoluta”.

“Abbiamo chiesto l’aumento dell’importo delle borse di studio per gli specializzandi e l’affiancamento di personale infermieristico e amministrativo per snellire alcune pratiche di routine e ridurre gli adempimenti burocratici e amministrativi, affinché l’attenzione principale possa essere dedicata alle persone e non alla burocrazia – prosegue Scandella – ma nulla di tutto questo è stato accolto, così come resta ancora irrisolto il problema delle liste d’attesa che genera di fatto un sistema sanitario non equo. Chi può pagare si cura, chi non può deve attendere, a rischio della propria salute. Non a caso, la Lombardia è la regione in cui si spende di più per curarsi”.

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